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Ragazze, sono più arrapata che mai!

Miranda July ha scritto il testo sacro dell’eccitazione da menopausa: la sua narratrice è l’amica che ti dice tutto, la odi ma la ringrazierai. Ci ha fatto capire che dal precipizio degli estrogeni si vede tutto con chiarezza. Le vagine felici portano la pace nel mondo

È l’estate dei vibratori stinti. Abbiamo tutte letto A Quattro Zampe di Miranda July e ci siamo accese. Ci siamo mandate screenshot, pagine sottolineate, commenti, faccette, risate. «Sono io», «siamo noi», «Sei tu», «Masturbiamoci di più!», «Ho finito le batterie», «Anche io!» «Lasciamo tutto e andiamo a vivere in albergo». Miranda July ha scritto il testo sacro dell’ingrifo da perimenopausa. Ha creato un precedente. Ci ha tolte dall’impaccio di dover spiegare o ripetere informazioni acquisite sugli estrogeni a future generazioni. Ha aperto il varco a un nuovo genere letterario, il coming of middle-age.

La protagonista senza nome di questo romanzo è un’artista “semi famosa” sui 45 anni, sposata con Harris, produttore musicale con una predisposizione al matrimonio invidiabile. La storia parte con la promessa di un viaggio. Un’azienda di whisky paga la protagonista per utilizzare una sua frase spiritosa in una campagna pubblicitaria. Piombano dal nulla 20.000 dollari e lei decide di concedersi una stanza al Carlyle, l’albergo di lusso a New York, nell’Upper East Side. Andrà a New York da Los Angeles in macchina. Suo marito la incoraggia: vai, trova te stessa, esplora la tua creatività. Ci penserà lui a Sam, figli* non-binary della coppia, natə quasi miracolosamente dopo un’emorragia feto-materna. I ricordi di quella nascita traumatica e la vita in ospedale, tornano a galla come flashback paralizzanti.

La protagonista parte da Los Angeles piena di buoni propositi. Immagina che in viaggio si trasformerà, «diventerò il tipo di donna rilassata e con i piedi per terra che avevo sempre voluto essere». A NY però non ci arriva mai. Si ferma a Monrovia, un sobborgo della città a trenta minuti da casa sua. In un motel qualsiasi sperpera la sua fortuna per rifare la stanza 321 a suo gusto e piacimento: profumo a base di fave tonka, materasso ergonomico, moquette di lana neozelandese. Qui perde la testa per il marito dell’arredatrice, un ballerino di hip hop più giovane di lei di nome Davey che lavora alla Hertz. I due si vedono nella nuova stanza d’albergo, un universo fuori dal mondo in cui esplorano ogni angolo del loro desiderio sessuale. O quasi.

Il problema è che Davey ci tiene al suo matrimonio e cerca di dettare una linea guida semi puritana all’affair. Innamorarsi perdutamente non vale come tradimento se si fa senza penetrazione. Il sesso quindi viene evocato e mai consumato. Ci sono comunque molte alternative per raggiungere intimità e avere a che fare con flussi corporei – per esempio fare pipì sulla mano dell’altra o farsi rimuovere un tampone pieno di sangue.

I due passano insieme le ore più belle della loro vita. La brama viene sublimata e si trasforma in danza, coccole a cucchiaio a letto, chiacchiere. La donna continua a mentire alla famiglia, inventa balle sull’Empire State Building, manda saluti da New York. Mentire le viene bene ed è quasi liberatorio. Non poter scopare con Davey si traduce in sedute infinite di masturbazione struggente. Il libro è stato definito dal Washington Post come

«Lamento di Portnoy per la perimenopausa». In passato la protagonista ha sempre ottenuto ciò che voleva, ma ora è arrivata la prima doccia fredda. Volere un ragazzo più giovane le sembra qualcosa di inappropriato, forse è “troppo vecchia”. Consumare il desiderio diventa un imperativo, prima che sia troppo tardi: «Andando avanti le cose avrebbero smesso di funzionare, la delusione avrebbe regnato». Scatta un allarme. Bisogna usare il culo sodo finché esiste. La scelta da compiere: sesso con Davey versus una vita di amarezza e pentimento?

Nella famiglia della protagonista compiere 50 anni equivale a morire. A 55 anni, la sua nonna paterna si è infilata in un sacco della spazzatura e si è gettata dalla finestra. Non voleva dare agli altri il peso di pulire i resti a terra sul marciapiedi. Poi è stato il turno della zia Ruthie. E ora per la prima volta quella minaccia si sta insinuando nella sua vita. Monrovia non è solo una cittadina suburbana fuori da Los Angeles, ma è l’ultima tappa prima della fine di tutto. Qui emerge la paura di perdere la bellezza e la libido. La paura di cadere, come spiegherà la ginecologa alla protagonista – mostrandole un agghiacciante grafico degli ormoni femminili nell’arco della vita – nel «precipizio degli estrogeni». La decade dai 40-50 anni è un Picnic ad Hanging Rock. Arrivi in un luogo incantato con un gruppo di amiche, un vestitino bianco e lo sguardo innocente e poi scompari nel nulla. Scompare la donna che pensavi di essere.

Questo è l’unico momento della vita in cui, dal picco della montagna, riusciamo a vedere con assoluta chiarezza sia il passato sia quello che ci aspetta. Abbiamo accesso a ogni parte di noi. Siamo adolescenti inquiete e siamo anche madri di adolescenti inquiete. Ricordiamo l’infanzia, prevediamo la vecchiaia. Abbiamo intuito quali saranno i dolori del corpo più avanti, le cose a cui dovremo prestare attenzione, gli interventi chirurgici ai quali prima o poi ci dovremo sottoporre: chi rimpiazzerà anche, chi ginocchia, chi soffrirà di artrite o osteoporosi. Dovremo gestire il crollo del collo, del mento – altro che face yoga. Stiamo per non avere più voglia di scopare ma stiamo anche avendo gli orgasmi più liberi e matti di sempre. Adesso sappiamo quello che ci piace e il sesso è diventato infinitamente migliore.

Secondo la dottoressa Debby Herbenick, ricercatrice presso l’Università dell’Indiana, l’orgasmo per le donne diventa più facile con l’età e andrebbe perseguito scientificamente. Venire è un rimedio per i dolori del corpo, per le articolazioni rigide e anche per gli sbalzi di umore. Gli orgasmi rilasciano la sostanza neurochimica dell’ossitocina, l’ormone dell’amore. Le vagine felici portano la pace nel mondo. Il concetto di “picco sessuale” che è stato introdotto per la prima volta negli anni 50, ha sempre preso in considerazione che il piacere massimo per le donne arriva quasi due decadi dopo rispetto a quello degli uomini: un universo di incompatibilità. «Per questo sono felice di essere lesbica», mi spiega un’amica scrittrice in una chat in cui commentiamo il libro. «Le donne gay amano le donne di mezza età. E anche le rughe».

Ricorderò sempre la visita della madre di un’amica che ci venne a trovare a casa quando vivevamo insieme a vent’anni. Rientrò da una giornata di shopping, si sdraiò sul divano e annunciò: «Ragazze. Sono più arrapata che mai». «Mamma ti pregooooo!

Non lo voglio sapere», disse la mia amica. Ma sua madre ci guardò seriamente: «Sappiatelo: i 50 non sono la fine. Sono un nuovo inizio».

Dopo le settimane a Monrovia con Davey, arriverà la crisi matrimoniale, la minaccia della separazione, un incontro sessuale con una donna più matura e un altro con un’artista immatura. La protagonista si abbandonerà a un’ampia scala di emozioni. Sperimenterà nuove forme d’arte e di accoppiamento. Emergerà una consapevolezza da tutto questo: «Così tanto di quello che pensavo essere femminilità era in realtà solo gioventù». In California nel tipo di ambiente liberale e radicale di Miranda July, non ci si lascia con gli oggetti lanciati. I terremoti emotivi prendono una piega fortuita. Siamo in un mondo di avanguardia sociale e privilegio, di mariti adorabili e comprensivi che non alzano mai la voce, che incitano le mogli a partire per ispirarsi, che trovano accordi poliamorosi senza battere ciglio. Ammetto che ho provato un’invidia pazzesca per la protagonista. Qualche volta mi è venuto da dire: Che cazzo di altro vuoi di più dalla vita? Sei libera, puoi chiuderti in un albergo a masturbarti con un ballerino muscoloso, sei ricca, semi famosa e nessuno ti rompe le scatole mai su niente. Per fortuna Miranda July è dotata di grandissimo senso dell’umorismo. In queste pagine è tanto oscena quanto oltraggiosamente esilarante e si fa perdonare ogni autoindulgenza.

La narratrice di questo libro è l’amica che ti avverte sulle cose da sapere prima che sia tardi, quella che ti supplica di prendere in considerazione soluzioni a cui non hai mai pensato, tipo la terapia ormonale sostitutiva. Lei, al contrario delle nostre madri e zie, ti dirà esattamente tutto quello che sta per succedere al tuo corpo. E tu un po’ la odierai e un po’ la ringrazierai.

Anche grazie a questo libro saremo la prima generazione ad essersi guardate in faccia ed esserselo detto: invecchiare fa schifo ma non vergogniamocene. Questo non è un libro sull’ultimo canto del cigno. È un’avventura in cui si cade giù da un dirupo e si attraversa una foresta selvaggia e indomita. Miranda July prende la sua traversata come un lavoro. Palestra, styling, devozione maniacale ai muscoli. Più fortifica il corpo e più sarà pronta. E più è pronta lei più siamo pronte anche noi. Un’amica che ha letto il libro ha detto che la cosa che le è piaciuta di più è stata la sensazione di potersi riappropriare della crisi di mezza età. «Anche noi possiamo essere impanicate dall’invecchiamento e fare delle minchiate assurde».

Il tunnel della menopausa ora è illuminato da lanterne potenti. Se ne parlerà di più – anzi prevedo che se ne parlerà fino alla nausea. Se non sarai in menopausa non sarai nessuno. Il tema farà parte di una chiacchiera quotidiana. A quel momento della vita ci arriveremo libere e sculettanti come nei balletti di Miranda July. Non ci saranno nemiche, non ci saranno segreti, non ci saranno assorbenti interni.

Come dice la saggia Jordi, migliore amica della protagonista: «Il modo in cui scegliamo di scendere da quel precipizio, determina come sarà la seconda metà della nostra vita». Lanciamoci con gioia.

Chiara Barzini (Roma, 1979), scrittrice e sceneggiatrice. È autrice della raccolta di micro fiction “Sister Stop Breathing” (Calamari Press, 2012) e del romanzo “Terremoto” (Mondadori, 2018.) Ha tradotto in inglese le poesie tratte da “Ancestrale” di Goliarda Sapienza. Per il cinema e la tivù ha scritto tra gli altri le serie “Corpo Libero” e “Bang Bang Baby” e il film “Magari”.