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Dopo l’interrogatorio sono un sacco di patate

Alla Gutnikova, studentessa dissidente russa, viene arrestata per un video-appello di due minuti. Ecco la sua “canzonetta del cigno”, racconto inedito del terrore, delle perquisizioni e dei baci sulla bocca. Non vi importa niente di entrare nella storia come dei barbari?

La mattina presto del 14 aprile in sette indirizzi dei giornalisti di Doxa e dei loro genitori sono iniziate le perquisizioni. Qualche ora dopo abbiamo saputo che contro Alla, Armen, Natasha e Volodya era stata aperta un’indagine penale per “istigazione di due o più minorenni a compiere atti illegali che rappresentano un pericolo per la loro vita”. Avevano pubblicato un video-appello di due minuti: non temete le minacce delle amministrazioni delle loro scuole. Lo stesso giorno il tribunale del distretto Basmanny, a Mosca, ha proibito ai redattori e redattrici di svolgere “determinate attività”: per esempio uscire di casa dalle 00:00 alle 23:59 e utilizzare qualunque strumento di comunicazione, incluso internet. In seguito la Corte d’appello ha permesso loro passeggiate di due ore al mattino.

Il 9 giugno il tribunale di Basmanny ha prorogato la misura cautelare fino al 14 settembre.

In queste pagine pubblichiamo la canzonetta del cigno di Alla Gutnikova – un’autofiction sull’attivismo, l’arresto e l’amore. L’ortografia e la punteggiatura sono dell’autrice.

il direttore perillo ha tirato fuori dalla tasca interna della giacca un fazzoletto sgualcito per strofinare con cura la sua calvizie lentigginosa, rossiccia, schiacciata dentro il cranio. l’ha fatto per nascondere il suo smarrimento, non si aspettava di avere nella sua scuola studenti talmente arrabbiati sasha sokolov, la scuola degli sciocchi

potete parlarne con parole diverse. per esempio: state crocifiggendo la libertà, ma l’anima umana non conosce vincoli. oppure così: siamo dei nerd e degli sprovveduti, voi siete degli agenti del kgb e dei capi. oppure: coscienza, nobiltà e dignità, ecco la nostra santa armata, tendigli la mano, non avrai paura a buttarti nel fuoco per lei. oppure così: non ci farete un cazzo, siamo giovani e pazzi, la baionetta non ci punge, la pallottola non ci buca, non abbiamo un appartamento, non abbiamo bambini, non abbiamo una casa editrice né un ristorante, non abbiamo un mandato da parlamentare, non abbiamo nulla da perdere (tranne le nostre aspirazioni)
sasha. sono qui soltanto per il voto

non so come scrivere questo testo. ma liza p., con la quale avevamo letto celan e buber, ha fatto in tempo a passarmi davanti al tribunale il libro di kanevsky, “non provate ad abbandonare”. varya n,. che avevo visto per la seconda volta nella vita, ha portato al comitato d’indagine un’intera borsa di poesie, tra cui i “cari orfani” classe 2002 (nel nostro primo incontro avevo raccontato a varya che gronas era il mio poeta preferito). polina s. mi ha regalato il suo mandelshtam e quindici tavolette di cioccolato (“tutti i dolci del mondo per te”). rusina l. dal regno di latte e miele ha portato la biografia di foucault (“spero che ti ispirerà nella prigionia”). sasha s. ha portato due libri di benjamin dell’editrice grundrisse (così posso scrivere la tesi) e due libri di pidorenko v.p. dell’editore commonplace (per darmi un po’ di allegria). sasha h. ha portato petrarca e maeterlink x. (“gioia e consolazione”). ella p. ha portato vinogradova e la femminista serenko (seminariste: ricerca scientifica e progetto non accaduto). liza o. ha portato un saggio di sontag (“barja e benja per il giorno più bello”). leva k. ha portato qualcosa di gandlevsky, gugolev (“libertà e vittoria”), sdobnov (“per superare svariate frontiere”), dzyadko su aizenberg (“con gratitudine, per dare gioia”) e borodin (…). Maria k. ha portato una rosa, dei giacinti e ventitré lettere su sfondo nero. ilia k. ha portato la fede, la speranza e un libro. tutto questo è uno sforzo verso un legame impossibile, e quindi le parole si troveranno, seppure di seconda mano, di seconda lingua, dalla punta della lingua, nelle fessure in mezzo, conducimi attraverso, dio non mi condurre, borsellino, porticina, mi chiamano ׁש (shira, shibbolet, shabbatai), vi porto qualcosa (…) e declamo:

nel giorno in cui la testa è vuota
e le parole si arenano sul fondo della gola
senza raggiungere la bocca

cosa vi posso raccontare?

metà aprile. primo mattino (non sopra babilonia). termine della notte.
quadro di repin “non lo stavano aspettando”. pigiama a fiorellini.

suonano alla porta
mi avvicino e guardo nello spioncino

mi sono tolta la veste;
come indossarla di nuovo?
mi sono lavata i piedi;
come sporcarli di nuovo?

perché mi sono messo accanto alla parete?
mi…tremano le ginocchia…

irruzione. dieci uomini all’ingresso. parla mosca? È iniziata la guerra?
sulla parete c’è la “ragazza con gattino” di freud. anch’io sto finendo l’aria

– alla mikhailovna, lei ha girato un video?
– sì, ho girato (costituita con confessione, otto e mezzo) – con aes+f, con le sorelle nabok, il clip di ani lorak, la pubblicità della pasticceria di eclaire claire, del palazzo di zarizyno e degli abiti da sposa, ho girato l’“esecuzione” di lado kvatania (un piccolo episodio, nel ruolo – non ci crederete – di una sbirra) e sì, sì, sì, loro (voi) non potrete vincere la giovinezza

scambio il diritto alla primogenitura con la zuppa di lenticchie,
cioè la password del telefono con una chiamata all’avvocato

il vecchio telefono è rotto (il mondo rotto si raffredda al margine della strada, nessuno lo ripara),
il nuovo non ha il numero, li sequestrano entrambi (chi ti ha estratto, chi ti ha tolto all’oscurità?)

la casa è senza corrente il mondo non è luminoso solleva il foglietto dal pavimento scrivi a chi telefonare in caso di notte e mettilo dove io possa vederlo

il foglietto, infine lo trovo, scritto con inchiostro rosa (era ancora inverno):
è quello della ovd-info, che si occupa dei detenuti politici, cari e amati. tra i numeri non c’è quello dell’avvocato

io non ascolto nessuna trasmissione e non so che fare dicono che in questi casi la cosa migliore è mettersi a dormire

– non è così?

alla (pietosa). posso allora telefonare a ovd-info? magistrato (trattenendo il sorriso). no, non c’è bisogno di telefonare a ovd-info
alla (speranzosa). forse potete trovare il numero in internet? l’avvocato è di agora
magistrato (con interesse). agora, cos’è?
alla (agon; agonia). se non mi sbaglio, è una parola dell’antico greco che significa…
magistrato (trattenendo il fastidio). no, intendo dire: è un’organizzazione o cosa?
testimoni (con tono pratico). siamo studenti di medicina, chi ha la tonsillite cronica?
alla (stupita). come l’avete saputo? testimoni (imbarazzati). beh, c’è la ricetta appesa sul
frigo
poliziotto-1 (eureka; illuminazione inside). a proposito del frigo… (guarda inside)
alla (trattenendo una risata). cosa fa, è un revizorro? poliziotto-1 (sogghignando). no, è che spesso ci nascondono i soldi
alla (??). se li trovate, chiamatemi
poliziotto-2 (squadrando le cime delle montagne di libri). studiate per diventare psicologi?
alla (sorridendo). Culturologhe
poliziotto-2 (con dignità). io invece mi sto prendendo la seconda laurea… nella nostra accademia
donna-perito (con fermezza). a me la parola “perita” non piace
uomo-perito (con dolcezza). ragazze, siete femministe, vero? non voglio affatto offendere nessuno, ma scusate, perché qui c’è un tale casino?
alla (con voce da brava ragazza). perché non aspettavamo visite
poliziotto-1 (caustico). per la prossima perquisizione, preparatevi meglio

(lo spettacolo dell’assurdo non piace a nessuno, tutti hanno una leggera nausea, o per sonno o per noia)

scusa se ti tormento con questa cosa, ti disturbo e tutto quanto…

polinka mostra al poliziotto-1 (sono tre o quattro, li distinguiamo dagli occhi) tutto il contenuto del suo computer: compito a casa su donna haraway foto per la mamma, foto per tinder, foto con seriozha di elenka e con fedia di irinka, un totale “dica il suo codice” (polinka ha l’onere della prova del possesso del portatile, che altrimenti è soggetto a sequestro come prova materiale). intanto io sto pensando al nostro flashmob #mioscaffalemiaprovamateriale in sostegno allo studente di matematica miftakhov, arrestato di recente, e al libro “paese anarchia. utopie dei fratelli gordin” che si trova in camera da letto. ma l’anarchia qui non interessa a nessuno (tranne le inquiline dell’appartamento) – il magistrato digita nella finestra “doxa”. a polinka viene trovato 1 (uno) file: avevo scritto nelle sue note la lettera di motivazione per no kidding press. sul computer di sveta alla stringa “doxa” si apre bart (frequentiamo assieme l’università libera, il corso di zenkin). tutti sono incuriositi, ma io dico con voce annoiata “dovete capire, è un’altra parola antica greca, che significa…” – vengo interrotta, alle ragazze vengono generosamente lasciati i loro apparecchi
quanto tempo ti serve per vestirti? imprigionamento. babe alone in babylone. ba(m)by – nei lombi di babilonia. dolce andatura ed elegante vita. con andatura dolce – nella vita del nemico.

non ve ne importa niente di entrare nella storia come dei barbari?
sapete qualcosa dell’effetto farfalla? barbara?

bernini, il ratto di proserpina; non puoi sciogliere la barca non legata,
ci restano soltanto i baci: dodici ore dopo, al tribunale distrettuale basmanny, in mano acqua minerale da tavola “sorgente di kalinov” (e il caro e la cara arrivano singhiozzando e si apre la cassa toracica)

gli aspetti rivoluzionari della dolcezza radicale

ho indossato i tuoi vestiti, mi sono vestita di speranza, cioè del tuo pigiama
(“basta, corro a dormire! devo affrettarmi, intanto che il cuscino e io abbiamo il tuo odore.
a proposito, questo è ora l’odore della mia felice primavera” / i messaggi sono stati eliminati)
le ragazze mi hanno riempito lo zainetto: focaccina del supermercato vkusville, scorta di assorbenti,
acqua nella bottiglia del latte, barattolino di marmellata (turned out to be puree),
e io turned out to be pure: mi sono portata “des tours de babel”, un piccolo libricino nero con un (non) problema per traduttori nel finale

avete chiesto un taxi per la sede della polizia sulla petrovka? siamo già arrivati? e adesso? e adesso? avete armi vere? posso telefonare alla mamma?

(penso alle torture, a quella scuola di yoga russo, ai cartoni animati della polizia)

(oh, piccolo uomo forte, perché sei entrato nel corpo, o bruto-brutto-brother?)

(ma chi sei infine? sono parte di quella forza che vuole eternamente (…) e compie eternamente il male. volevamo farlo meglio, ma ci è venuto come al solito, vero?)

non mi hanno fatto telefonare alla mamma (me l’hanno permesso quando siamo arrivati – utente irraggiungibile

– anche lei in perquisizione – telefono sequestrato), in compenso la perita ha una chat con le amiche in telegram (“le prime giornatine di primavera”) con cerchietti e scherzetti (l’ho sbirciata con la coda dell’occhio). ha girato alle amiche la notizia dal canale di mediazzona, e così ho saputo che 1 quelli in libertà sanno già di noi 2 la salvezza è vicina

oggi guerra
negoziati domani

l’avvocato mi ha trovata per caso: in un minivan bianco (senza segni particolari) circondato da uomini neri (senza distintivi). ha appoggiato al vetro il foglietto con il numero di telefono. Ho pensato che da questa combinazione di cifre dipende la mia vita, bisogna guardarla a lungo, memorizzarla tutta e portarsela sempre dietro (…),
e allora tutto andrà bene. Due-dodici-ottanta-cinquezero-sei (sesso: f)

cosa dirò?
che una settimana prima dell’arresto ho tradotto per la prima volta nella mia vita una poesia – “power” di audrey lorde?

quello che ho accumulato è bruciato:
carboniy
vado a scavare nella cenere

che gli interrogatori non fanno paura, sono solo noiosi? che in quegli uffici siedono burocrati imbrattacarte? che armen e kostya non hanno tradotto “bullshit jobs” invano?

che 51, l’articolo della costituzione russa che dice che nessuno può essere obbligato a testimoniare contro se stesso, è la risposta all’interrogativo principale della vita, dell’universo e di tutto quanto?

che tutti i giorni si sono incollati in un unico sogno o surrealismo appiccicoso?

Anche se tra di loro ci sono dogane, dogane
e quanto attraversi la frontiera dei giorni
la guardia di frontiera bussa più forte nella cuccetta
il cuore batte più ansioso

(surr… o siiiiii…: sorridete, vi stanno fotografando!)

non voglio essere splendida
se tutto il mondo bello muore

che il corpo non mi obbedisce più?
che ho paura quando suonano alla porta e
di restare da sola in casa?

La mia paura infantile – il sultano turco – sabbia e polvere e filo di fumo tutti i saggi padri del popolo hanno riconosciuto che la mia libertà è inspiegabile

al primo indirizzo dell’arresto mi viene a trovare il dipendente del dipartimento penitenziario, fsin argus filch,
severo braccialetto-man(tecatto)

fsino (in tono asciutto). registra la posizione e la temperatura corporea
alla (estasiata). cioè se prendo un raffreddore e mi viene la febbre?
Fsino (cupo). no, se succede il contrario

al secondo indirizzo di arresto arriva monica bellucci in abito da cocktail e con un cacciavite poco da cocktail, seguita dalle sue colleghe: una spensierata, con la giacca a vento con scritto russia, l’altra severa, con i capelli annodati e piccoli orecchini (e tre fiumi sfociavano nell’oceano)

come rivolgermi a voi, ospiti non chiamate? braccialettiste, fsine? pizie, graie? siete le dottore del mio corpo? sono la vostra colomba con l’anello (ma l’anima umana non conosce vincoli, non l’avete studiato a scuola?)
Poiché le figlie di Sion sono altere,
camminano con il collo teso,
lanciando sguardi provocanti,
procedendo a piccoli passi
e facendo tintinnare i bracciali ai loro piedi

fermatevi-fermatevi, signori giurati, ho già visto questo film, la pussy riot nadia tolokno, pugno stretto, no pasaran, aleksandra dukhanina, un nastro sugli occhi, il cosmonauta chiude l’aria. febbraio, maggio, anno dodici, ne ho tredici, sono fuori dalla politica (sono giovane – loro bruciano, sono vecchio – loro bruciano). poesie lette sotto i monumenti. che passamontagna prendi: colorato o nero? le stesse canzoni, gli stessi manifesti, gli stessi slogan scanditi. inverno, vattene

“sei alta quanto la tenerezza, io quanto il presagio. vorrei crescere ancora un pochino”
le briciole vagano sotto il tavolo vogliono mettersi insieme per fare un panetto
come l’argento vivo di indignati ed esigenti

versato oltre l’orlo
l’intruglio batte versa vortica
scegli o assorbi –
pronuncia

il mattino tinge di luce dolce, ucciso boris nemtsov, gli eroi non muoiono, anno quindici, ne ho sedici. primavera? il mio primo amato dice nella cornetta: no, non devi andare da nessuna parte, questa è la russia, non cambierà niente. mi ricordo ancora quella conversazione. non vuoi mica avere problemi? non vuoi problemi? non vuoi mica avere problemi, angelo mio? Angelo, della storia (occhi – bocca – ali)

e poi è arrivata la fredda estate del diciannove (ne ho ventuno)
io/noi siamo golunov, tutti in piazza a protestare per liberare il giornalista, e per le proteste elettorali, il “caso di mosca” (che deve essere chiuso)
e poi

nel giovane mese di aprile
nel vecchio parco si scioglie la neve
e l’allegra altalena inizia la sua rincorsa
vado a casa sognando di scaldare tutti
e dunque l’attesa si è avverata il creato si è colmato di me
arrivo non con la guerra subito con la vittoria predica il
mio nome

cammino a piedi nudi sulle schegge

scheggia 1: stiamo andando in macchina dalla perquisizione all’interrogatorio, a uno dei poliziotti suona il telefono, la suoneria è – non ci crederete – “la predica degli scantinati, le mie giornate di scarafaggio”. Cos’è, uno scherzo? una commedia?

scheggia 2: al comitato d’indagine discuto con uno della performance del pollo dell’art-gruppo guerra. ha cuffie marshall, come un mio amico, per questo non capisco subito che è uno del dipartimento E, polizia antiestremismo

è ora di aprire una riserva per gli umani che non si sono adattati alla vita

scheggia 3: stiamo andando in macchina dall’interrogatorio al tribunale, passiamo davanti alla sede della superiore mia e di tysh – bassmuch, starbass c’è l’intervallo tra le lezioni, tutti stanno fumando sulla piazzola davanti alle scale, ma noi siamo dietro al vetro scuro

presto presto sulla terra
non resterà da mangiare
non resterà più spazio
dove dovremo andare?

scheggia 4: al tribunale vedo papà, ma non posso baciarlo, non posso allungarmi
la mamma di armen alza le braccia al cielo – “perché i bambini non sono mangiati?”
una pila di garanzie – i cognomi dei professor_esse più amate
tu mi passi un croissant alla mandorla (“sono tutti qui”, “ti amo”)

scheggia 5: vado a pisciare, con la scorta ai lati

scheggia 6: sollevo il pugnetto

осколок 7: che mi baci con i baci della sua bocca

scheggia 8: vado in macchina ai domiciliari (aka divieto di determinate azioni), chiedo al tassista di mettere la “sovversiva” del mattino sopra babilonia – alisa non conosce questa canzone, ma lui me la trova su youtube

una bambina cupa entra in classe, stringendo l’abbecedario come un fucile

scheggia 9: la notte vengo svegliata da un dolore al cuore, non riesco a prendere sonno,
resto a letto ad ascoltare il canto degli uccelli, sì, la primavera non verrà per me

il circolo degli astri celesti
e le voci spensierate degli uccelli

scheggia 10: dopo due giorni, finalmente, arriva la prima crisi isterica. mi coglie nel bagno-toilette-cesso-wc (anche questo può essere definito con parole diverse),
e io singhiozzo prostrata sul pavimento davanti a putin, sopra il quale si asciugano le scarpe appena lavate
(per adesso non ci mettono in galera per questo – grazie)

scheggia 11: vado all’interrogatorio sotto la pioggia

non i carri armati, non i carretti,
non le lance militari
mi portano al fronte,
arrivo con gli ascensori, i taxi, la metro.
Mi senti – è ora,
tintinna l’argento dei cornetti
della mia non libertà

non devo dimenticarmi l’ombrello

scheggia 12: stiamo andando-andando-andando, stiamo andando all’interrogatorio alla baumanskaya biblioteca nekrasov, cartiera e paros (e anche il comitato d’indagine, ma avrei voluto non saperlo mai) dalla metro baumanskaya si esce verso le vie bakuninskaya e spartakovskaya
vorrei cambiare sulla trubnaya e vedere il fuoco vorrei scendere (fermate) nella piazza rivoluzione “vorrei un qualche genere di terrorismo culturale, possibilmente in questo momento”
(spb.: libermarxedit, 2013) / sono parole, le parole hanno un significato

scheggia 13: all’interrogatorio leggo poesie sotto il tavolo (i condannati al vento sono in piedi nel vento. Ventinove guardie su trenta restano indifferenti)

scheggia 14: il corpo disobbediente mi tradisce – non mangia e non dorme,
ha paura dei campanelli e di chi bussa alla porta, degli sconosciuti, dei rumori;
cadono i capelli, si ingrigiscono le ciocche, si disperde
l’attenzione

cosa sogni, incrociatore aurora?
perquisizioni, torture? interrogatori, delazioni?

Scheggia 15: ascolto musica nella mia testa (a memoria) per esempio, le canzoni preferite di persone immaginarie
oppure – Ça ne peut pas durer comme ça. Il faut qu’il tombe
oppure – no need to be alone no need to be afraid oppure – chi spara agli operai brucerà all’inferno

la mattina nel giornale, la sera nella filastrocca
la mattina in edicola: la novaya gazeta che ha scritto di noi è andata esaurita
(e non leggete altro)

scheggia 16: scusate, ma non abbiamo studiato all’università e letto libri inutilmente (il gatto pagherà per le lacrime del topino)

scheggia 17: all’interrogatorio mi mettono sul tavolo la stampata del mio instagram
(vedo che il numero dei follower è aumentato)

scheggia 18: all’interrogatorio mi fanno leggere a voce alta cechov – “il fermento delle menti” (!)
(lo declamo con sentimento, con ritmo, con emozione. amo leggere a voce alta:
prima dell’arresto avevo un canale telegram – eccoti shira, eccoti le canzonette)

mi chiedono di girarmi di fronte alla fotocamera, io chiedo – frontale? tre quarti?

scheggia 19: registro poesie per la radio eco di mosca – gronas, kanevsky, borodin, charyeva, dreizis, strotsev, summ, sherbakov e anche bannikov
(che però finisce con le parolacce e non lo trasmettono)

e di nuovo:
non si può togliere me a me

scheggia 20: chissà se la pedina ci pedina?

scheggia 21: all’interrogatorio correggo gli errori di ortografia

ma chi te lo toglie?
Non c’è un uomo così
tutti capiscono tutto

scheggia 22: all’interrogatorio mi nascondo nel libro

scheggia 23: all’interrogatorio sogno un panzerotto

scheggia 24: all’interrogatorio sono la donna prima dell’invenzione del femminismo
i maschi discutono cose serie, io invece sono un fiorellino, un agnellino, una pecora
(da immolare, da ignorare, disegnami uno sticker)

semplice:
restatene seduto ad annuire
mentre parentela e orfanità
dissertano su di te
e si scambiano regali

scheggia 25: alla corte cittadina di mosca l’avvocato legge a voce alta le garanzie,
sono innumerevoli, a tratti balenano nomi o titoli che conosco:
la direttrice del supplemento gus-gus (arzamas! bambini!)
un’attrice dell’avanspettacolo, l’amato apolitico mi ha lasciato per lei
c’è un qualcuno che di mestiere fa il bartender (won’t you be more tender?)

scheggia 26: scegliendo una summer school o un volontariato ricordate: un giorno saranno queste organizzazioni a scrivervi attestati per il tribunale

scheggia 27: alla seduta leggo “sotto il segno di saturno” di sontag,
nel saggio su benjamin c’è il giudizio universale, nel saggio su bart – doxa

scheggia 28: hanno cambiato l’indirizzo (…) caro autista, sono tornato dagli amati
scheggia 29: le ragazze sono arrivate per le otto del mattino a chertanovo e abbiamo danzato, danzato, danzato. i cried (…) on the (…) floor

scheggia 30: in ritardo di 4 minuti dalla ora d’aria?
Scrivi giustificazioni, chiedi perdono, inoltra suppliche, sopporta privazioni

scheggia 31: dopo i primi interrogatori di maggio sono un sacco di patate

tutto qui, che fifone che sei, sdraiati

scheggia 32: mi leggono ad alta voce la notizia dell’atterraggio di emergenza del dissidente belarusso

Protasevich a Minsk, sono in stato di emergenza

scheggia 33: chiedo di concedermi una vacanza accademica per motivi familiari (madre-patria, russia-mammina; ma la family spezzata non mi spezzerà)

scheggia 34: sono un granello, una particella di opposizioni binarie, di grandi narrative scheggia 35: ieri abbiamo inventato una quasi preghiera

nella russia libera
non ci saranno patronimici,
luoghi di residenza,
prigioni, esercito
e lettere maiuscole

la canzone della supernova

nel giovane mese di aprile nel vecchio parco si scioglie la
neve
ce ne andremo da qui ce ne andremo nella notte ce ne andremo da
non vengo con la guerra subito con la vittoria predica il mio nome
perciò il signore raderà le teste delle figlie non confondere, figli, il giorno della fine e la figlia della primavera
(le ha inviato un enorme e calorosissimo saluto e le ha augurato forza)

sull’autrice
Salve! Mi chiamo Alla Gutnikova. Passerà l’inverno, volerà la primavera, arriverà l’estate, e io diventerò laureata al baccalaureato della Scuola di cultorologia dell’Università nazionale di ricerca “Scuola superiore di economia”*. Mi interessano la letteratura, la pratica della lettura e della scrittura, la filosofia politica, la teoria critica, l’istruzione umanistica e come cambiare il mondo (nella cabbala lurianica si chiama “tiqqun olam”). Insegno humanities ai bambini a scuola e inglese a studenti privati. Sono stata assistente al corso di scrittura creativa della Scuola di cultorologia, arrotondo traducendo dall’inglese. Faccio attivismo**.

* no, non lo diventerà

** ed ecco perché

la cronaca di facebook (anagrafe dello stato civile e genesi dell’autocoscienza) è stata compilata da colleghi e colleghe ai quali non è stato ancora proibito l’utilizzo della rete informativo-telecomunicativa internet

20 agosto 2019

Alla Mikhailovna Gutnikova (Mosca, 1998), studentessa della Higher School of Economics e giornalista dei media studenteschi Doxa. Dissidente.

Anna Zafesova (Mosca, 1969), giornalista, scrittrice e traduttrice. Il suo ultimo libro è “Navalny contro Putin. Veleni, intrighi e corruzione. La sfida per il futuro della Russia” (Paesi Edizioni, 2021).