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L’avventurosa inchiesta

Onda+cilena+boom+cavalli. La cronologia delle ricerche di Lorenzo e il catalogo delle letture e delle visioni (tutto tranne quelle pizze di documentari crime). I film con gli spari, la benedetta noia mortale, i capolavori pazzeschi. Ragazzi: se qualcuno vi dice che non ha tempo per leggere vi sta ingannando

Giorni fa ho postato su TikTok Solenoide il librone di Ca˘rta˘rescu, che avevo comprato qualche mese prima.

Con i volumi da un chilo se non sono di un autore che fa parte del mio personalissimo privé faccio così: li prendo e li sistemo in evidenza dove mi cade lo sguardo di passaggio, e aspetto. Quando avverto un segnale li inizio, e il segnale non è codificato in nessun modo, mi ci applico. A un certo punto arriverà il momento (nei casi che seguono è arrivato) in cui aprirò I fratelli Karamazov, o 2666, o Ulisse, insomma ci siamo capiti. Ce ne sono molti in attesa, come fuori da un locale.

Giorni fa ho iniziato Solenoide, e ora sono a metà. Preso molto bene dal primo capitolo dove risulta chiarissimo che lo scrittore è uno pazzesco, ho fatto un post di getto in cui dicevo “ammazza come scrive questo!”. Qualche giorno dopo mi è capitato di leggere un commento di uno che mi diceva “ho comprato Solenoide seguendo il tuo consiglio. È una noia mortale!”. In effetti lo è, ed è per questo che mi piace. Un oceano di noia senza mappa e ogni tanto isole di pura energia. Dio benedica la noia mortale! Ho vissuto giornate fondamentali alle prese con la noia mortale. In una stazione dei bus tra Salonicco e la Turchia, in certi aeroporti ad aspettare vaghe coincidenze che non coincidevano, nei camerini di qualche concerto, in certi pomeriggi estivi, in fila davanti a uno sportello che non apriva mai. Li considero, in retrospettiva, momenti magici. Talmente magici che ho sviluppato una tecnica tutta mia per generarli. Io lo chiamo il “non tempo” così come esiste il “non luogo”. Certa letteratura è fatta di “non tempo”, ha ragione quel mio follower di TikTok, sono una noia mortale, e in epoca di dominio dell’“entertainment” e dello “storytelling” per me è roba molto preziosa, che non posso farne a meno. Mi piace la letteratura così, è l’altra faccia della mia passione per le serie sudamericane e ultimamente africane, quelle che viaggiano sul crinale della telenovela, con quella fotografia satura e le colonne sonore da tenere Shazam sempre a portata di mano. Per esempio, molti considerano Narcos una grande serie, e anche io mi sono fatto tutte le stagioni e volentieri, ma El patron del mal la serie di 84 puntate sulla vita di Pablo Escobar prodotta in casa dai colombiani è tutta un’altra cosa, è favolosa, ipnotica.

Giocare con l’algoritmo delle piattaforme streaming è un passatempo che amo praticare. Entro nella sezione “cerca” e scrivo cose a caso, tipo “onda+cilena+boom+cavalli” e vedo cosa mi propone e credetemi, si possono fare scoperte. Nella cronologia delle mie ricerche c’è roba tipo “tuareg+rock+argentino”, “viaggi+cinema+africano+pop+politica”, “neorealismo+musical+epico” e grazie a queste ricerche ho scoperto cose molto più interessanti di quelle pizze di documentari crime che ti mandano a letto rattristato. Non ci tengo a vedere il mondo dal buco della serratura di un documentario morbosetto, se mi devo divertire voglio farlo a cielo aperto, oppure meglio la noia, quella bella, quella dei romanzoni faticosi.

Quindi. Quest’anno i miei “consumi” culturali sono stati disparati e incoerenti come e più del solito. La lista che sto per scrivere è tutta a memoria, può anche darsi che le cose fondamentali ora non le ricordi. Amen. Il film più bello che ho visto è Argentina 1985, che sta su Amazon prime e racconta il processo a Videla e soci, nel 1985, appunto, bellissimo. Ricardo Darín, che fa la parte del pm è il più grande attore latinoamericano di questi ultimi anni e ogni film dove c’è lui non delude.

Serie che mi sono piaciute ne ricordo alcune, molte meno di quelle che ho abbandonato. Ho goduto parecchio con The Offer, su Paramount. Ho recuperato The Americans e mi ha fatto impazzire. La Cattedrale del mare è un po’ stile Rai Uno ma sono arrivato fino alla fine, anche solo per sentire il suono di quella bella lingua. Shtisel per me è un capolavoro, e sto aspettando la quarta stagione. Senza Confini, Amazon Prime, racconta il viaggio di Magellano, romanzatissimo, quasi un fotoromanzo, però io sono ancora rimasto sotto al Marco Polo della Rai anni Ottanta quindi tutto quello che anche vagamente gli somiglia mi vedrà tra gli spettatori. Ok basta serie.

Libri. Su tutti uno, e quando dico tutti intendo molti, perché ho letto parecchio. Quando sui social segnalo un libro che mi è piaciuto c’è sempre qualcuno che mi scrive “beato te, se io avessi il tempo libero che hai tu…”, perché così va il mondo, di cui i social sono lo sfogatoio, come se la lettura avesse a che fare con il tempo libero, e invece è proprio il contrario. La lettura è disciplina, il contrario esatto di un passatempo, per me, la lettura non viene dopo gli impegni, è parte del mio impegno. Ragazzi, mi rivolgo ai ragazzi, se qualcuno vi dice che non ha tempo per leggere vi sta ingannando, è una scusa bella e buona, una trappola. Se uno non ha voglia o ha di meglio da fare allora siamo d’accordo, ma il tempo lasciatelo stare.

Libri, dicevamo, quest’anno su tutti L’elbano errante di Pino Cacucci. Racconta l’epopea di un soldato di ventura, Lucero, e di sua sorella Angiolina, rapita dal sultano. È il contrario esatto di tutta la celebratissima autofiction che va molto di moda (con dentro cose anche strepitose, da Carrère in giù, diciamo), questo di Cacucci è proprio un classico romanzo di avventure con un’ambientazione storica. Rilegge il periodo del Rinascimento ribaltando un po’ di consuetudini ma soprattutto ha trascinato me in un vortice di azione cavalleresca al seguito dei personaggi e delle vicende raccontate con maestria. L’epoca tra la fine del 1400 e la metà del 1500 è ottima per parlare di cosa sta succedendo al mondo di oggi perché è una di quelle epoche in cui cambia tutto, come oggi. Non solo il viaggio di Colombo e l’inizio delle grandi navigazioni. Il vero cambiamento fu tecnologico, come sempre accade. Si passava dalle armi da taglio e da combattimento corpo a corpo alle armi da fuoco. Si iniziava a poter uccidere il soldato nemico senza doverlo guardare negli occhi. Era la fine di un mondo e l’inizio del nostro, dentro al quale ci troviamo ancora.

Viva l’avventura. Buon anno a tutti!

Lorenzo “Jova” Cherubini (Roma, 1966). Cantautore. Il suo ultimo album è “Mediterraneo” (Universal Music, 2022). È in libreria con “La luce nei tuoi occhi” (Mondadori), racconto del Jova Beach Party, diario a fumetti di Teresa Cherubini. Il suo ultimo singolo è “Se lo senti lo sai”.