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Nel catalogo dei vincenti manca il comico

Una sessione intensa di trash talking e ubriacatura con Gianluigi Simonetti, l’autore di Caccia allo Strega, alla scoperta delle “cattiverie”, cioè della critica letteraria che su Instagram non si trova o è solo: «A me non frega niente». L’unica opinione che ora conta, pure sul fidanzato dell’amica

Da quando ho pubblicato il mio primo libro qualche mese fa mi sono resa conto che non so nulla dell’editoria libraria. Ho cercato di recuperare più informazioni possibili da amici e conoscenti che lavorano nell’ambiente, ma ogni informazione che raccoglievo finiva col mettermi un’enorme tristezza: la quantità media di copie che si vendono in Italia, i file Excel settimanali con tutti i numeri, la questione delle grandi case editrici che prendono gli anticipi dei distributori e poi devono ridare i soldi – non mi ricordo bene com’era la faccenda, ricordo solo che ho pensato ci fossero meno ombre nel marketing piramidale. Sperando di trovare qualcosa di più allegro nel settore, ho rivolto lo sguardo versi i premi letterari. Mi sembrava un’immagine più positiva: qualcuno che vince, i ricevimenti coi prosecchini, le fascette da cambiare. Il caso ha voluto che proprio in quei giorni di studio sia uscito Caccia allo Strega – Anatomia di un premio letterario di Gianluigi Simonetti, edito da Nottetempo.

Il premio Strega è quello che più spesso i miei amici nominano per vezzeggiarmi, “Chissà se ci parlerai ancora quando vincerai lo Strega”, e io per una frazione di secondo ci penso pure – a vincere lo Strega, non a smettere di parlare con i miei amici. Una frazione di secondo diventata ancora più frazionata da quando ho letto, a pagina 16 di Caccia allo Strega, che i libri comici non hanno mai vinto lo Strega. Mai in 77 anni. Lo dice sia Simonetti sia la nota nella stessa pagina, citazione da un libro sul tema di Raffaele Manica: «L’altro elemento mancante nel catalogo dei vincenti è il comico». Vorrei scrivere che questa frase si può applicare anche alla vita reale e non solo allo Strega perché la comicità non è roba dei vincenti, ma avrei il terrore che Simonetti, vedendo questa frase in una raccolta di articoli sul libro fornita dall’ufficio della casa editrice, pensasse che mi piaccia «spandere emotività generica» (p. 117), oppure che in questo articolo «lo sciatto convive col “poetese”» (p.70) e altre cattiverie divinamente confezionate che vengono riservate nel volume ad alcuni romanzi vincitori dello Strega.

Lo so che queste “cattiverie” si chiamano “critica letteraria”, ma io non ci sono abituata: a me passano sotto gli occhi i post su Instagram con i complimenti per il libro rivoluzionario di XY, che è amico dell’autore del post e che a sua volta scrisse benissimo del libro dell’altro, oppure leggo ogni tanto qualche articolo di redattrici di siti che vogliono le visite, e non si fanno le visite perdendo tempo a elencare figure retoriche. Le recensioni che ho presente io sono roba tipo quella che spicca nella pagina di Goodreads del mio libro: «A me non frega niente», scritta da una tizia con smania di fare la critica letteraria (sono risalita in 30 secondi ai suoi profili social, aveva lasciato tracce della sua velleità da tutte le parti). Uno non vorrebbe fare discorsi da “dove andremo a finire”, però se si ha qualcosa da criticare, forse non bisognerebbe limitarsi a frasi che si possono trovare sul braccio di un capo ultras. Ad esempio: «Le metafore, quando non sono idiomatiche, e cioè spente […] sono al contrario oltranzistiche, fino alla caricatura» (p. 106). Mi spiace per certe opere analizzate da Simonetti, ma mi ha dato godimento leggere queste frasi.

Un effetto simile me lo fece anche Contro l’impegno di Walter Siti, però lì sapevo già il tono del libro dal posizionamento che avevano fatto del saggio quelli della casa editrice. Qui invece mi sono ritrovata a un aperitivo con Simonetti pensando di sentirmi raccontare qualche informazione su un premio letterario e ne sono uscita tre ore e due bottiglie di vino dopo con un’intensissima sessione di trash talking per cui entrambi finiremo all’inferno. Ovviamente parlo da bestia che non frequenta le pagine degli inserti culturali, dove magari certe forme di throwing shade sono quotidiane, ma al momento vorrei solo sapere cosa pensa Simonetti di qualsiasi cosa, dalla serie The Idol al nuovo fidanzato della mia amica. Lo pregherei invece di non considerare il mio libro, o di “fregarsene” come dicono i critici più giovani.

Chiara Galeazzi (Milano, 1986), è speaker di Radio Deejay e autrice. Ha lavorato con i principali nomi della standup comedy italiana. Nel 2023 è uscito per Blackie Edizioni il suo primo romanzo, «Poverina».