È il 1986, sono seduta sulla sedia a dondolo che mia madre tiene nel salotto, sulle gambe ho un romanzo dalla copertina azzurra con disegnati i visi di quattro ragazze. Mi alzo, vado a prendere una mela – non mi piacciono le mele – e una copertina azzurra. Torno sulla sedia, addento la mela che improvvisamente mi piace, sistemo la coperta sulle spalle a mo’ di scialle: per essere come Jo March che legge in soffitta mi manca un topo per amico. Scimmiotto un personaggio di cui sto leggendo, è una mise en abyme e ci ripenso adesso perché da allora, a ogni Natale, io rileggo Piccole donne. Magari solo qualche capitolo, per ricordarmi che a origliare dietro le porte quando gli altri sparlano di te rischi poi di avvelenarti le vacanze – e così farò anche quest’anno, ho bisogno della saggezza mielosa di mamma March, oggi una mamma così perfetta non si potrebbe più scrivere, indaffarate come siamo a mostrare i lati peggiori della genitorialità.
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