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Sono spariti i piccioni, ma non lo zen ucraino

Niente giorni buoni dall’inizio della guerra, scrive Olena. Ma la città scherza, ricostruisce, pianta alberi, fa il dito medio ai cimeli russi, traduce Tito Livio e conta soltanto i giovedì. All’inizio la paura non gridava, erano più importanti le sigarette. Diario da Kyiv

Kyiv, 24 febbraio 2022

Oggi è il 24 febbraio 2022. Sono in compagnia di persone con cui avrei sempre voluto trovarmi dopo. Abbiamo stabilito il punto di ritrovo. Prendendo in considerazione tutti i rischi, abbiamo pensato a un posto comodo per tutti nel caso saltassero i collegamenti e ci perdessimo di vista, nel caso… Abbiamo scelto un’area dove si portano fuori i cani. Lì vicino ci sono un ospedale, una chiesa e poco lontano una scuola. L’area è circondata da una recinzione di cemento, non tanto alta ma larga. E’ l’area cani del parco Pavlivs’kyj vicino via Turgenev, all’incrocio con via Gogol’. Di altri luoghi, ad esempio fuori dalla capitale, o al confine dell’Ucraina, o al di là del confine, in qualche paese europeo, non abbiamo neanche discusso. L’abbiamo scelta anche per la sua posizione sopraelevata.

È un’ottima postazione per sparare. Sotto la collinetta si può scavare una trincea, se ci sarà bisogno di nascondersi. Abbiamo anche delle armi. Abbiamo avuto il porto d’armi ancora prima dell’invasione.

È davvero bello quel parco. D’inverno i nostri figli scendevano giù dalla collinetta insieme ai cani, chi con le slitte, chi sul sedere.

Abbiamo anche un piano nel caso non riuscissimo a ritrovarci nel punto stabilito: lasciare un messaggio sulla recinzione di cemento. Qualcuno dovrebbe passare a leggerlo. L’ora stabilita è tra le 10.00 e le

12.00. Ogni giorno. Sul cemento si può scrivere, ma si possono anche incidere delle parole, se non avessimo niente sottomano per scrivere. I bambini hanno detto che ci si può bucare un dito per lasciare un messaggio con il sangue. Forse esagerano un po’. Ma questa è la situazione. Kyiv, parco Pavlivs’kyj. Il ritrovo per tutta la vita.

 

Kyiv, Obolon’, 27 febbraio 2022

Una bravissima poetessa mi manda una mail: «Siamo vivi. Se dovesse succedere qualcosa portate via il nostro cane. Ecco l’indirizzo».

La nostra non è una guerra di morti. Gli eroi non muoiono mai. Quelli che non possono fare gli eroi e decidono di partire non sono traditori, anzi, salvano le proprie famiglie e quelle degli altri alla ricerca di un riparo dai continui bombardamenti. Dobbiamo vivere per vincere.

Dopo ogni sirena mandiamo un messaggio ai nostri cari: «Per il momento siamo vivi».

 

Kyiv, 28 febbraio 2022

I bambini nascono nei rifugi, negli scantinati degli ospedali e nella metropolitana. Padre Jevstratij scrive che, se quando un bambino viene alla luce non c’è nessun sacerdote accanto, il battesimo può essere fatto da qualsiasi persona battezzata in una chiesa cristiana ortodossa. Basta che ci sia il neonato, dell’acqua e che si pronuncino queste parole: «Battezzo il figlio di Dio/la figlia di Dio nel nome del Padre, amen, del Figlio, amen, e dello Spirito Santo, amen».

Nei rifugi e negli scantinati si battezzano non solo i figli. E non soltanto per la paura della morte, ma per la voglia di vivere dopo la Vittoria.

Il Dio ucraino in questi tempi ha l’aspetto, a detta del ministero della Difesa, di un soldato delle Forze Armate Ucraine.

 

Kyiv, 2 marzo 2022

Ieri hanno colpito la torre della televisione di Kyiv. I russi vivono ancora nell’età della pietra e pensano che sia la televisione a plasmare i cervelli. Anche se alla fine ci sono riusciti, proprio con la televisione, a fare della vigliaccheria la base del “mondo russo”.

Abitudini buone e abitudini cattive. Le sigarette non si trovano più in città. L’esercito ucraino e i soldati volontari mandano in fumo solo la tecnica militare russa – quella brutta abitudine di farsi una sigaretta tra un combattimento e l’altro. Se da qualche parte in città apre un negozio, fuori c’è sempre fila. Le sigarette si comprano a stecche, secondo una lista, il tipo è segnato tra le note sul telefono. Spesso capita di prendere quello che c’è. Dopo l’acquisto, ogni acquirente si dirige verso una postazione della difesa territoriale. La nostra è in via Turgenev. La fila è tranquilla, procede lentamente, seguendo un ritmo logico, che poi si interrompe improvvisamente. Perché c’è un uomo fermo alla cassa più a lungo del previsto. Scatta la sirena. Nessuno si sposta. Le sigarette sono più importanti. Anche l’uomo non si affretta. Ecco che finalmente si sposta. Sorseggia un caffè molto aromatico da un bicchiere di carta. Il caffè, le sirene, la fila per le sigarette.

Lo zen alla maniera ucraina.

 

Kyiv, vicolo Cechovs’kyj, 4 marzo 2022

La fiducia nella vittoria si manifesta in diversi modi. La seconda cosa mi capita più spesso.

 

Kyiv, Cattedrale di San Michele, 6 marzo 2022

Nell’accerchiamento di Ilovajs’k dell’estate del 2014 fu ucciso un mio studente, Jurij Matušcak. Nel 2011 avevamo avuto una discussione. Io avevo torto, lui ragione. Per chiedergli scusa vado alla Cattedrale di San Michele, sulla cui parete ci sono tutte le foto dei caduti dall’inizio dell’aggressione russa del 2014 in Crimea e nelle regioni di Donec’k e Luhans’k.

Non credo di meritare il suo perdono. Ma almeno adesso ho una possibilità.

 

Kyiv, Solom’janka, 8 marzo 2022

La grande storica ucraina Natalja Jakovenko è a Kyiv. Sta traducendo Tito Livio dal latino all’ucraino.

 

Kyiv, 14 marzo 2022

Le barricate a Kyiv sono fatte di sacchi di sabbia, “ricci cechi”1 e blocchi di cemento. Forse le più belle sono quelle fatte con i filobus e, in alcuni punti, con i tram. Quando sono vicino ai sacchi di sabbia, i ragazzi in abiti civili e gli studenti del Conservatorio e dell’Accademia di Belle arti si possono facilmente scambiare per dei volontari.

Sono scomparsi i piccioni. Non sono uccelli migratori, però non si vedono più. Invece le cornacchie sono ovunque. La fanno da padrone, gracchiano, si fermano a guardare i passanti con sguardo tranquillo e con un po’ di superiorità. Sono proprio sicure di sé, sembrano persino arrabbiate per le nostre paure.

Sembra che sappiano già tutto.

Il sole di oggi era assordante e pieno di speranza. E poi a Kurenivka è arrivato un frammento di un missile russo. Una persona è morta, altre sono rimaste ferite. Se non fosse stato un frammento, tutta Kurenivka sarebbe stata spazzata via. Anche quando lo abbatti un razzo semina morte.

In guerra nessuno è preso dal dilemma del carrello. In guerra l’imperativo è minimizzare i danni.

Nel 2014 un mio amico mi disse: «La cosa più ridicola è morire per mano dei nostri che sbagliano mira o che abbattono i missili». E poi però aggiunse che era comunque meglio morire per mano dei nostri che erano venuti a salvarci che per mano di quelli venuti per distruggerci.

È stato un giorno di sole. Ma a questo giorno e a questo sole non riesco ancora a credere.

 

Kyiv, 16 marzo 2022

«Dove siete?»

«A Kyiv…»

«Oh, grazie! Anche noi!»

Un grazie così dolce, così sincero, così folle, così forte, così vero.

 

Kyiv, 30 marzo 2022

Qualcuno ha proposto di contare i giorni sulla base dei giovedì. La guerra potrebbe durare a lungo, il conto dei giorni potrebbe lacerarci le viscere con lunghe decadi. Contare i giovedì, invece, non fa così male.

Domani, per esempio, è solo il quarto.

Tra il secondo e il terzo ho ritrovato il cielo. Tra il terzo e il quarto ho ritrovato l’aria. Prima del quinto ho ritrovato le vie. A Kyiv, come nelle altre città, si combatte in periferia.

Per uscire ed entrare nella città si prende un treno, non un corridoio umanitario, in compagnia dei cartelloni pubblicitari.

Alcuni cartelloni sono ancora dell’anteguerra: una pubblicità di un corso di nuoto per bambini e una di un concerto di Šufutinskij2, che assomiglia molto a Kobzón3 morto. Quelli del tempo di guerra dicono: «Gloria a Mariupol’!», «Grazie Cernihiv!», «Il 24 febbraio alle 5.00 del mattino la Russia ha bombardato Kyiv», «Nave militare russa, vaffanculo!», «Soldato russo, è meglio essere catturati vivi che giacere morti in un fosso».

Il mio preferito è “ministero della Difesa. 4.5.0”. 4.5.0 è il segnale militare che indica che la situazione è sotto controllo. È tutto sotto controllo. Il nostro appello la mattina è sempre più breve. Solo tre numeri e tre punti.

Tra il quarto e quinto giovedì a Kyiv la situazione è 4.5.0.

Sotto controllo, però, non significa che la situazione sia tranquilla. La nostra artiglieria è in azione. Noi diciamo: «Stanno lavorando».

Stanno lavorando per non farci denazificare fino alla morte dai missili russi che arrivano da Bucha, quasi rasa al suolo. Proprio in quei luoghi tra un bombardamento e l’altro i “liberatori” hanno mangiato un cane vantandosene con gli amici. E gli amici hanno approvato. Quando la prossima volta mangeranno il loro collega, perché la razione non gli andrà più bene, il loro amico approverà anche quello. Il loro amico non è Putin, il loro amico è il popolo russo, che uccide, stupra, deruba e ormai si mangia pure i cani.

 

Kyiv, 31 marzo 2022

Hanno aperto i parrucchieri. No, anzi, hanno aperto i barbieri. Kyiv vuole tagliare i capelli innanzitutto ai maschi. Le ragazze che si sono tagliate i capelli per andare al fronte se li faranno ricrescere lentamente. Per sé e per gli altri.

I prezzi dei barbieri sono flessibili: per i militari è gratis e può esserlo anche per i volontari, ma se hanno dei soldi possono pagare quanto si possono permettere. Per gli altri ci sono tre opzioni: 400, 600 o 800 grivne4. La metà di ogni pagamento va alle Forze Armate Ucraine.

Quando apriranno i parrucchieri, andrò a tagliarmi i capelli un centimetro alla settimana. Una parte del ricavato andrà alle Forze Armate Ucraine, l’altra all’economia del paese.

La lunghezza dei miei capelli è circa di 40 centimetri. Spero di non arrivare pelata al giorno della vittoria.

 

Kyiv, 1º aprile 2022

La Rusnja5 non ha ripiegato dalla regione di Kyiv. È stata cacciata via a pedate. Mentre scappavano vergognosamente, si caricavano il maltolto sui carri armati: giocattoli per bambini, tappeti (devono avere un’ossessione per i tappeti, sono tra gli oggetti più rubati), soldi, gioielli, calzini, scarpe da ginnastica, frullatori, generatori…

Prima di scappare cagano dove hanno dormito, minano i cortili delle case, gli orti, avvelenano i pozzi e con grosse pennellate della loro merda disegnano il quadro dell’Apocalisse, l’unico a cui loro, i russi, si addicono alla grande.

Anche se i loro cavalieri dell’Apocalisse a malapena riescono a cavalcare un cavallo, al massimo un asino, e solo con l’aiuto di altri tre che lo tengono, e uno che si sistema il culo sulla schiena della povera bestia. Anche in questa scena avrei comunque preferito un asino.

 

Kyiv, Podil, 13 aprile 2022

Il monumento a Hryhorij Skovoroda6 a Podil ha una protezione molto di moda: sacchi di sabbia ricoperti da plexiglas con una fessura in mezzo. Skovoroda ci guarda attraverso i sacchi e sembra che ci stia dicendo: «Il mondo voleva prendermi ma non ci è riuscito. E neanche voi ci riuscirete». Sembra davvero che di notte scenda dal suo piedistallo e vada a passeggiare per le vie della città. Perché la mattina ha un po’ quella faccia da mascalzone presuntuoso.

 

Kyiv, 15 aprile 2022

Leggo delle armi nucleari tattiche che i russi potrebbero usare da un momento all’altro. Sono tranquilla perché non ci sarà un’altra Hiroshima. Sono preoccupata perché potrebbe bruciare tutto nel raggio di alcuni chilometri. Quello che non scoppierà immediatamente verrà mangiato dal fuoco dell’incendio. Quello che non verrà bruciato dal fuoco sarà contaminato dalle radiazioni. Le radiazioni si possono lavare via. A patto che uno non si metta le mani in bocca, non si tocchi i vestiti e corra in un luogo con un livello di radioattività più basso, possibilmente con dell’acqua… Ci sono anche altre possibilità, per esempio una cantina di cemento armato.

E un’altra ancora, cioè che le armi nucleari tattiche non vengano usate.

E infine ancora una, che le armi nucleari tattiche non esplodano.

Però Kyiv oggi… la Kyiv di oggi lo sa che cos’è Cˇ hornobyl’ e non ha un’aria spaventata, no. Kyiv è pronta, fa subito battute ironiche: «Ci faremo di iodio, o meglio di vino rosso per profilassi», «Si può usare la carta stagnola del cappellino della suocera per avvolgersi dal naso ai piedi. Di carta stagnola, non di suocera». Kyiv scherza, pianta alberi, pulisce i parchi, toglie man mano i ricci cechi anticarro e i sacchi di sabbia.

Kyiv legge. Le armi nucleari tattiche potrebbero essere usate al fronte o contro i civili. Le armi nucleari sono l’unica cosa di cui sono capaci i russi in questo momento.

Possono gridare quanto vogliono che la loro operazione militare speciale sta andando secondo i piani, ma Mosca sta affondando. Quindi c’è solo rabbia, solo voglia di vendetta per il sangue versato. Dalle paludi del Cremlino minacciano di iniziare la guerra contro l’Ucraina.

E quindi? Quando devo iniziare ad avere paura?

Forse quando useranno le armi nucleari, perché tutto il resto l’abbiamo già visto e lo vediamo ogni momento: distruggere e uccidere, stuprare e giustiziare, annegare e bruciare vivi, strozzare e schiacciare con i carri armati…

L’uso delle armi nucleari sa di dolore, non di disperazione. Vorrei vederla, però, la vittoria. Vorrei che i miei figli fossero fieri di noi, di loro, di tutti quanti, per sempre.

Non vorrei avere il cappellino di carta stagnola… Sì, ho paura.

Devo essere sincera con me stessa, ho avuto tanta paura in questi giorni e in queste notti. Ho paura anche adesso. Forse è normale avere paura, ma riconoscere di avere paura

non è stato facile. La vergogna, il dolore e il male li abbiamo riconosciuti subito. Sentimenti che parlavano, gridavano. Ma la paura non gridava. Sembrava un uccello caduto dal nido, dimenticato e spaventato. La sua voce era stridula e sottile. Con quella voce è facile dire: «Vai via! Non farti vedere mai più!».

Ma la paura non andava via, anzi, stava accumulando le sue forze, stava dispiegando le ali per volare. Ma guarda un po’! Chi è che ti ha chiamato?

Ora ci conosciamo: la sento, la vedo, la chiamo per nome. Però non so ancora cosa farne.

 

Kyiv, 26 aprile 2022

Le città da cui non è passato il soldato russo, quelle sono le città felici. Le città sulle quali non è piovuto un missile russo, poi, sono immensamente felici. La felicità ora si misura in base alla presenza di pareti robuste in corridoio, all’avere una buona cantina con due uscite e al coraggio di pompieri e soccorritori.

Kyiv è una città felice.

 

Kyiv, 2 maggio 2022

Dai cartelloni lungo le strade di Kyiv emergono parole nuove. Non li avranno appena appesi, ma io li ho notati solo oggi. Non si parla più del bombardamento del 24 febbraio, non si parla più di mandare a quel paese la nave militare russa.

Però c’è un meraviglioso cartellone pasquale che dice: «Gloria a Dio! Gloria all’Ucraina! Gloria alle Forze Armate Ucraine!». Nella formula della trinità divina, Padre, Figlio e Spirito Santo, l’ultima parola identifica il nostro esercito.

Un altro cartellone dice: «Putin ha già perso. Il mondo sta con l’Ucraina». Non so a chi parli quel cartellone, però sempre meglio tenercelo.

4.5.0 ovunque.

Poi ci sono i ringraziamenti a Charkiv, Mariupol’, Cherson e Nova Kachovka.

Sulle pareti, senza che ovviamente si sia chiesto il permesso al comune di Kyiv, c’è scritto tante volte «Azov – stal7’». Le lettere disegnate sono nere.

 

Kyiv, 4 maggio 2022

È il settanta di febbraio. Il tempo fuori è decisamente migliorato. Alcuni alberi sono già verdi. Il comune di Kyiv ha promesso che decorerà le aiuole con l’immagine del famoso francobollo della nave russa8. E invita tutti a farcisi i selfie.

Ma è comunque ancora febbraio.

 

Kyiv, 5 giugno 2022

Stamattina i missili hanno colpito Kyiv. Alcuni hanno centrato dei depositi ferroviari vuoti. I russi possono andare avanti, ma questi tre missili non li avranno più nel loro arsenale. Ci dispiace per il deposito, ma ci dispiace ancora di più per la gente. Tre missili in meno, più alcune vite umane. I calcoli ormai si fanno così. Calcoliamo quanti ne rimangono nell’arsenale di Mosca. Un calcolo fatto sulle nostre paure e sulle nostre vite. Meno tre su Kyiv.

Meno molte a est. I missili lanciati verso l’est dell’Ucraina hanno centrato non solo case vuote, ma anche vite.

 

Kyiv, via Puškins’ka, 9 giugno 2022

Il 23 febbraio un negozio di vestiti che si chiama I e che si trova in un seminterrato in via Puškins’ka ha mandato un messaggio ai suoi clienti: «In arrivo domani una nuova collezione uomo».

Il domani, poi, è arrivato. La nuova collezione uomo è arrivata. Alcuni sono stati seppelliti con gli abiti della nuova collezione.

Un mese dopo il negozio ha mandato un altro messaggio: «Domani e dopodomani siamo aperti dalle

11.00 alle 16.00». Quelle poche ore sono le uniche che possiamo programmare, sia noi che loro.

Ad aprile, il sessantaquattro di febbraio, il negozio ha mandato un altro messaggio, con scritto: «Siamo tornati! Da oggi siamo aperti tutti i giorni!». Poi si parlava delle nuove collezioni e dei saldi per il giorno di Kyiv.

Oggi mi hanno mandato un bacio. Proprio un bacio: «La aspettiamo! C’è una nuova collezione donna! Baci☺».

 

Kyiv, incrocio tra via Honcar e viale della Vittoria, 11 giugno 2022

Le file alle casse dei supermercati non sono lunghe, al massimo 4-5 persone. Qualcuno ha messo i prodotti nel carrello, altri li tengono in mano. Ce n’è per tutti.

Una donna in fila sbadiglia e con un tono da lavandaia proclama: «Mio Dio, quanto dovremo sopportare ancora questa storia? La gente è stanca di questa guerra… Quanto dobbiamo sopportare ancora?».

Un uomo e una donna nella stessa fila tirano via dal nastro i loro prodotti e cambiano cassa. Le persone dietro di lei fanno lo stesso. È stato facile per quelli dietro di lei. Quelli prima sono dovuti passare davanti a quella faccia stanca.

La cassiera ha concluso quel flashmob spontaneo veramente bene, mettendo il cartello con scritto «cassa chiusa» davanti alla signora stanca: «Ha ragione, siamo stanchi, facciamo tutti una pausa».

 

Kyiv, Stazione centrale, 16 giugno 2022

«Prima di mettere via i soldi facciamo ancora due calcoli. Non tirare fuori i soldi, contali nella borsa! Poi li metto nel reggiseno. 91 per 50 fa 4050. Giusto?».

«Sì, direi di sì…».

«Controlla bene, 91 per 50… 4050. Giusto?».

«Sì, direi proprio di sì…».

«Ecco, lo sapevo! È finita! Abbiamo perso 500 euro! Il treno sta per partire, la jeep ci aspetta al confine e a noi mancano 500 euro! È finita! Cosa facciamo? Chiama qualcuno! Dobbiamo trovarli da qualche parte! In contanti! Perché qualcun altro comprerà la nostra jeep per qualche altro reggimento9! Cosa facciamo, ragazze?».

«Un corso di matematica!», risponde il capotreno infastidito. «Non avete perso niente. 91 per 50 fa 4550. Salite a bordo, altrimenti chiamo la vostra maestra di matematica…».

 

Kyiv, Majdan, 18 giugno 2022

Al funerale del figlio il padre di Roman Ratušnyj10 ha detto:

«Non hai costruito una casa, ma hai salvato le case degli altri, non hai piantato un albero, ma hai salvato gli alberi del parco Protasiv, non hai fatto un figlio…».

Una figlia. Lui e tutti gli altri che sono stati uccisi, stanno mettendo al mondo una figlia, la nuova Ucraina…

 

Kyiv, asilo nido Pavlivs’ke, 21 giugno 2022

«Il nostro bambino, invece di dire le sue prime parole, imita le sirene. Le ripete nota dopo nota, dal tono più basso a quello più alto, e poi di nuovo, da quello più alto a quello più basso. Dopo la guerra lo manderò a una scuola di musica. Lo vedo il suo talento, anzi, lo sento».

«Ieri sono andata a recuperare la mia cartella clinica nella valigia di emergenza. Sopra c’era un sacchetto di grissini. Allora chiedo ad alta voce chi ce l’ha messo. I miei figli mi rispondono in coro: “Noi!”. Chiedo il perché, visto che non ci manca niente. Mi rispondono così: “Il 23 febbraio anche a Irpin’ pensavano di avere tutto, e poi all’improvviso non c’era più niente”. I miei ragazzi hanno sette e nove anni, hanno passato solo quattro giorni in un rifugio, pensavo che non si fossero neanche spaventati, e invece…»

«Lei e lui, hanno cinque anni e stanno giocando al parco, fingendo di essere innamorati. Lei gli chiede: “Mi cederesti la tua cosa più preziosa?” e lui le risponde: “Sembri una russa. Con te non ci gioco più”».

 

Kyiv, via Volodymyrs’ka, teatro Les’ Kurbas, 24 giugno 2022

Oggi hanno conferito il premio Les’ Tanjuk

«All’impegno per la conservazione della memoria culturale». Tra i premiati c’era K., un etnologo e culturologo di Charkiv. Probabilmente una brava persona. Non è venuto perché Charkiv viene bombardata tutti i giorni. Però ha mandato il testo del suo discorso, nel quale si chiedeva con grande incertezza se sarebbe mai stato letto ad alta voce.

L’Ucraina è un paese libero. Il discorso è stato proclamato, cioè letto ad alta voce. K. ha parlato al pubblico della sua disperazione per il rifiuto della cultura russa in Ucraina. Ha parlato di Bunin, Bulgakov (e io a gridare una parolaccia in russo anche se dovrei in realtà gridarla in polacco), Šostakovic, Babel’, Il’f e Petrov, Puškin. Mentre scriveva avrà sicuramente pianto. Dopo aver sentito quel discorso, Leonid Finberg11 ha detto: «Gli abbiamo dato il premio per tutto quello che ha fatto per Charkiv, che è una città ucraina. Quello che abbiamo ascoltato adesso è una cosa senza senso».

Proprio oggi, nei pressi di Charkiv, una bambina di otto anni stava leggendo un libro sulla soglia di casa. Probabilmente scritto in russo. Un missile russo l’ha uccisa. Ha ucciso una bambina che stava leggendo un libro…

 

Kyiv, Obolon’, 25 giugno 2022

Sulla porta d’ingresso di uno dei condomini di Obolon’ sono appesi vari annunci, vecchi e nuovi. Quelli nuovi parlano delle forniture dell’acqua e delle piante, ci sono i numeri verdi per la ricerca delle persone scomparse, una richiesta di saldare il debito per il citofono e un avviso sulle ore di sospensione dell’acqua calda. Quelli vecchi, con le lettere sbiadite, parlano del suono della porta, che assomiglia all’esplosione di una bomba.

Potrebbe essere un buon incipit per una poesia. Forse era una poesia. Però non saprei quale avrebbe potuto essere la seconda strofa: «Il suono della porta come una bomba / niente paura» o «il suono della porta come una bomba. / Quando arriva, non avere paura. / Siamo a casa».

 

Kyiv, via Sicovych Stril’civ, 26 giugno 2022

Kulli è saltata sul letto, ha tirato a sé la coperta, ha morso mia figlia alla gamba e l’ha portata in corridoio. Le sue zampe anteriori tremavano, ma in modo diverso da quelle posteriori. Sembrava che avesse la testa completamente rivoltata rispetto al resto del corpo. Kulli ha portato in corridoio tutta la famiglia. Poi è andata in bagno e si è messa sotto il lavello ad aspettare la fine delle sirene.

È successo stamattina, quando quattro missili sono caduti a 500 metri da casa nostra. Puntavano la fabbrica Artem12. Kulli è un cane di Bucha. Lei sa decisamente come comportarsi in questa situazione, quanto bisogna aspettare, quando uscire dal riparo.

A giudicare da quello che ha fatto per salvarci, ora siamo la sua famiglia.

 

Kyiv, via Illjenko, 30 giugno 2022

A sera la vicina di mia madre ha bussato alla porta: «È appena passato uno vicino a casa nostra, si è fermato, si è girato e poi si è seduto ad annusare una delle nostre rose. Ho memorizzato quale rosa fosse, ma non mi sono avvicinata. Che dici, ha spedito le nostre coordinate a qualcuno o ha minato la rosa? Ho già detto tutto al numero verde dei Servizi di Sicurezza».

 

Kyiv, via Lavrs’ka, 2 luglio 2022

Oggi sono riuscita, senza fretta e con gusto, come avevo sempre sognato, a sputare su un carro armato bruciato con la V sul retro a pezzi.

Poi, come bonus, ho sputato anche su: passaporti della Federazione russa (tre), valenki13 e stivali, spero, di soldati che non potranno mai più metterli (settanta), šci14 (due barattoli da tre litri), missili abbattuti (tre), un’uniforme militare russa modello vatnik15 (una), carta di credito di un soldato russo (una). Non sono riuscita a sputare su nient’altro perché l’ufficiale che era lì a sorvegliare me l’ha proibito.

Come altro bonus, più piccolo però, ho fatto il dito medio al kit di pronto soccorso, a un pacchetto di garze dei tempi sovietici e ai pantaloni rotti di un “liberatore”, con i nostri uccelli che beccavano via la merda. Intendo tutti e ottanta i chili di merda, perché io credo nei nostri uccelli. Sempre con il dito medio alzato, mi sono avvicinata ai sacchetti dell’immondizia e ai loro giornali, con cui volevano avvelenare i nostri corpi e le nostre menti.

Per rimarcare il mio successo ho maledetto tutti gli oggetti che ho visto sia con parole che avevo sentito da altri, sia con parole che ho inventato io.

Questa è stata la mia visita alla mostra «Ucraina. Crocifissione».

«Non è il nome migliore che potessimo dare a questa mostra?» mi ha chiesto l’ufficiale che mi ha proibito di sputare. E poi ha aggiunto: «È proprio il migliore, perché dopo essere stato crocifisso Cristo è risorto! Dopo la crocifissione arriva sempre la resurrezione!».

 

Kyiv, via Bohdan Chmel’nyc’kyj, 17 luglio 2022

Musafir è un ristorante di cucina tatara di Crimea, aperto nel 2014 dopo l’occupazione della Crimea. Sarà sempre qualcosa di più di un ristorante. È il luogo della nostra forza, della nostra memoria, della nostra gioia, dove le cose sono buone e oneste. A volte ci si vergogna a mangiare, a respirare l’odore del cibo… Ma non qui, qui da Musafir non si vergogna nessuno. Non c’è niente di meglio che ordinare un piatto di yantyk16 per un giornalista americano, di fissare qui un incontro con i volontari, ma anche un incontro con i ceburek17 e con i militari ucraini in licenza che mangiano la baklava, così buona e friabile18. Non c’è niente di più naturale che stare con la Crimea in questa guerra. Anzi stare in Crimea.

Avrei voluto parlare di Musafir come del bar americano di Rick in Casablanca, però a Casablanca c’erano i tedeschi, a Musafir, invece, ci sono i vincitori. Questo ristorante avrà il suo nome in un film che probabilmente vincerà anche l’Oscar. Tutti citeranno frasi da quel film e al posto di “avremo sempre Parigi” si dirà “Bachcysaraj quest’anno è la città più bella del mondo”.

Questa frase avrà dei significati diretti e dei significati nascosti, saprà sempre di yantyk, della forza della resistenza e del sole che sorge sopra le coste della Crimea.

 

Kyiv, via Ivan Mazepa, 6 agosto 2022

Dice: “Oggi sul davanzale c’erano due uccelli. Penso che fossero due cinciallegre… Non chiedermi perché te l’ho detto. C’erano due cinciallegre, tutto qui…”.

Quella donna ha due figli che non ci sono più. Il più grande è nell’esercito, il più piccolo in uno scantinato.

 

Kyiv, 20 agosto 2022

Sul Chrešcatyk si stanno preparando per una marcia militare russa, non per quella che ci sarebbe dovuta essere quando volevano prendere Kyiv in tre giorni, ma per quella che si sono meritati. La marcia della vergogna: macchine bruciate, ferraglia distrutta, carri armati trivellati e così via.

Le autorità di Kyiv chiedono di non salirci, perché sono troppo sporchi. Quella merda non l’ha pulita nessuno, quindi c’è il rischio di pestare i resti degli occupanti.

 

Kyiv, 21 agosto 2022

Ieri abbiamo festeggiato un anniversario: la cinquecentesima sirena a Kyiv. Mentre scrivo siamo già a cinquecentotré.

Qualcuno ha persino calcolato la loro durata: 527 ore e 27 minuti. Non faccio altri calcoli perché mi vergogno a farne davanti a Charkiv, Mariupol’, Odessa, Mykolajiv…

Semplicemente vado avanti a contarle.

Le giornate buone sono quelle in cui non ci sono state sirene, o se anche ci sono state non è morto nessuno.

Dal 24 di febbraio non ci sono stati giorni “buoni” in Ucraina.

 

Kyiv, Boršcahivka, 24 agosto19 2022

«Cosa gli piace mangiare? Ho capito che gli piacciono il formaggio e il vino, e poi?»

«A chi?»

«A Boris?»

«Boris Johnson! Cosa gli piace? Questo viene in Ucraina mettendo a rischio la sua vita, verrà anche quando tutto questo sarà finito, dobbiamo farci trovare pronte! Ogni padrona di casa dovrebbe avere in frigo quello che gli piace. Non possiamo dargli solo il lardo20…».

 


“Diario da Kyiv” è tratto da «Dimensione Kyiv», antologia di voci di classici e contemporanei che segue la conformazione geografica della capitale ucraina. Questo viaggio letterario è a cura di Yaryna Grusha Possamai. Il libro è stato pubblicato a febbraio da Rizzoli.


1 Ostacoli anticarro.

2 Michail Šufutinskij, cantante russo.

3 Iosif Kobzón è stato un cantante propagandista russo di origini ucraine, amico personale di Putin.

4 Valuta ucraina.

5 Nome collettivo dispregiativo per i soldati russi coniato nel febbraio del 2022.

6 Filosofo ucraino (1722-1794).

7 Letteralmente “Azov è d’acciaio”, messaggio per le acciaierie Azov a Mariupol’, dove si sono rifugiati militari e civili ucraini, assediate per due mesi dall’esercito russo.

8 In seguito all’affondamento della nave militare russa Moskva da parte dell’esercito ucraino le Poste ucraine hanno creato un francobollo per l’occasione.

9 Un dialogo tra volontarie che raccolgono soldi per comprare auto dagli altri paesi per i soldati ucraini. Le auto per spostare i soldati sono la prima cosa necessaria al fronte.

10 Roman Ratušnyj, attivista ucraino contro l’edilizia abusiva, arruolatosi volontario nell’esercito ucraino dopo il 24 febbraio. È stato ucciso a ventiquattro anni nel giugno del 2022 dall’esercito russo a Izjum.

11 Storico direttore editoriale della casa editrice Duch i Litera.

12 Fabbrica che produce componenti per il settore dell’aviazione.

13 Tipiche calzature invernali russe.

14 Zuppa tipica russa a base di cavolo sottaceto.

15 Termine dispregiativo usato per indicare i soldati russi, derivato dal nome del giubbotto con l’imbottitura di ovatta, tipico capo invernale russo.

16 Panzerotto con carne di agnello.

17 Panzerotto fritto con carne.

18 Dolce tipico della Crimea.

19 Giorno dell’indipendenza ucraina dall’Urss, proclamata nel 1991.

20 Questo perché il lardo è uno dei prodotti più caratteristici della cucina ucraina.

Olena Stjažkina (Donetsk, 1968) è una storica e scrittrice ucraina che ha vissuto a Donec’k fino all’occupazione russa nel 2014. Ad aprile uscirà per Harvard University Press, in inglese, il suo romanzo «Cecil the Lion Had to Die».