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Ognuno per sé e Herzog contro le rocce

Werner Herzog ha trascinato una nave su per una montagna, si è gettato in mezzo alle rapide, ha preso una pallottola in diretta tv e ha cavalcato tori selvaggi. Lo ha fatto perché le storie richiedono un atto fisico e il coraggio di sopportare il dolore. Conversazione sul suo memoir, su un colibrì che intravede il futuro e sulla fortuna degli scarafaggi

Werner Herzog, nato nel 1942, durante la pandemia ha scritto un romanzo, Il crepuscolo del mondo, e quando l’ha finito sua moglie l’ha convinto a continuare a scrivere, questa volta un’autobiografia. Ognuno per sé e Dio contro tutti (Feltrinelli, tradotto da N. Giacon) inizia negli anni della guerra, nella sua Monaco bombardata dagli alleati e continua in montagna in “un’infanzia spensierata” post bellica. Nel libro, Herzog racconta della povertà, della fame, delle persone che ha avuto la fortuna di incontrare nel suo cammino, come Bruce Chatwin o Ryszard Kapuscinski, o di quando ha salvato Joaquin Phoenix da un incidente stradale, e il dietro le quinte dei film che lo hanno reso famoso, come Fitzcarraldo o Aguirre, furore di Dio.

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Giulio Silvano (Lerici, 1989)  è  redattore di Nuovi Argomenti, ha  tradotto  alcuni libri (tra cui Bernard Malamud e Anne Carson), collabora con il Foglio.